L’isola del tesoro esiste

Langkawi, l’isola della Malesia che ospita una giungla millenaria (ma anche un mare strepitoso)? Per seguire il richiamo delle scimmie, navigare tra le mangrovie, scalare una giungla centenaria fino in cima e poi, a sorpresa, tuffarsi in mare. È qui che un hotel visionario ha accettato la sfida: convivere «alla pari» con l’ambiente che lo ospita.

 

Uno dei camminamenti sospesi a 20 metri nella giungla. Foto Eric MartinNon è certo più questione di evitare il cambio degli asciugamani ogni giorno, né di evitare la plastica (a questo punto lo diamo per scontato: se trovate ancora in giro le bottigliette fatelo presente, non è più accettabile).
Si tratta di fare caso all’impatto del nostro viaggiare, a un uso più razionale delle risorse e, soprattutto, a «restituire» al luogo che ci ospita e ai suoi abitanti, qualcosa che lo migliori veramente.

Nell’angolo di paradiso in cui ci troviamo, la punta all’estremo Nord Ovest dell’isola di Langkawi (1 ora e 10 di volo da Kuala Lumpur, per chi vuole evitare l’aereo calcolate circa 5 ore in treno più la barca), oltre metà del territorio è completamente coperto da una foresta originaria di una bellezza surreale, che 10 milioni di anni fa era già qui. Moltissimi viaggiatori arrivano anche solo per lei.

Camminarci dentro, a 20 metri da terra nel percorso di legno che, volendo, ci porta in alto fino a 70 metri tra le foglie, i tronchi contorti, le liane che fanno sorridere per colpa di Tarzan, le scimmie che si avvicinano sperando in una banana, è una delle esperienze di un hotel decisamente unico al mondo.

Il Datai Langkawi è uno degli indirizzi più famosi in Asia per la sostenibilità, e la sua spiaggia mozzafiato è stata eletta dal National Geographic tra le 10 più belle del globo. Una specie di pianeta Pandora per i naturalisti (il nuovo film Avatar 2: La Via dell’Acqua esce il 14 dicembre) 2022 compreso quello di fiducia della casa reale britannica, Sir David Attenborough, perché quando è stato aperto, 25 anni fa, la parola sostenibilità era lontana dagli orizzonti del turismo quanto un’altra galassia. Pioniere assoluto dell’ecolusso, il sogno dell’architetto australiano Kerry Hill e del francese Didier Lefort è un promontorio «all green» di 37 mila chilometri quadrati. Quando il suo carismatico direttore (ora si chiamano general manager) Arnaud Girodon ha approfittato della pandemia per un grande restauro, pare costato 55 milioni di euro. E per non cambiare l’identità del posto ha richiamato Lefort, che aveva costruito senza ruspe, preferendo elefanti da trasporto come nel medioevo asiatico.







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